Caso di Gheorghe Gritco, la storia del lottatore di origine moldava che si è visto togliere una vittoria per una squalifica per doping mai arrivata.

L’ultimo match che ha visto protagonista Gheorghe Gritco risale al 14 ottobre 2017. L’occasione era quella di Venator Kingdom 1, il primo e unico torneo tutto in una notte nella storia di Venator Fighting Championship. Il torneo si articolava in due semifinali che avrebbero dato accesso alla finale al vincitore e due match di riserva, in caso qualcuno dei lottatori del “torneo principale” si infortunasse.

Hanno partecipato quella sera alcuni dei pesi welter più in vista ai tempi, tra tutti Stefano Paternò e Giorgio Pietrini, che sono arrivati a disputarsi la finalissima in una spettacolare sfida sulle tre riprese. Gritco era uno dei lottatori selezionati come riserva. L’atleta moldavo avrebbe dovuto affrontare Angelo Rubino, ma quest’ultimo ha dato forfait a pochi giorni dal match per un infortunio. A Rubino subentra Liviu Butuc, che ha accettato con coraggio di entrare in gabbia nonostante il poco preavviso.

Il match è andato come doveva andare, con Gritco che ha portato a segno delle bombe da far tremare le pareti della gabbia e con Butuc che incassava e resisteva da vero stoico. Alla fine dei due round, i giudici hanno premiato la prestazione di Gritco e gli hanno concesso una vittoria per decisione unanime.

Guarda il video dell’incontro Gheorghe Gritco vs Liviu Butuc

La serata di Gritco, però, non era ancora finita. Venator Kingdom è passato alla storia anche per essere il primo evento pro in Italia ad aver avuto i controlli antidoping da parte della National Anti-Doping Organization (NADO) Italia. Gli ispettori hanno sottoposto l’atleta moldavo ai test, così come tutti gli altri atleti che avevano combattuto quella sera.

Nei primi giorni dicembre 2017, poco più di un mese dopo l’evento, hanno iniziato a circolare le prime notizie sui risultati di quei test antidoping. Da quanto era emerso, quattro sono stati gli atleti colti in fallo durante Venator Kingdom, tre professionisti e un dilettante. Tutti e tre i pro erano atleti stranieri: lo statunitense Cody McKenzie, lo spagnolo Eulogio Fernandez e il protagonista di questa storia.

La storia dell’ex lottatore UFC McKenzie è facile da ricostruire. “The AK Kid” si è rifiutato di sottoporsi ai controlli NADO ed è scappato dal palazzetto per poi fare ritorno verso la fine della serata. Non era la prima volta che McKenzie assumeva comportamenti bizzarri per faccende extra sportive e non sarà nemmeno l’ultima, visto che negli ultimi mesi ha accusato un commissario atletico di molestie sessuali. In seguito al gran rifiuto, McKenzie ha ricevuto una squalifica a tempo indeterminato da parte di FIGMMA.

Riguardo la squalifica di Gritco e Fernandez, invece, non si hanno documenti ufficiali né da parte di NADO Italia né da parte di FIGMMA in cui sia scritto nero su bianco il mancato superamento dei test antidoping da parte di questi atleti. L’unica testimonianza che si ha è quella del matchmaker di quell’evento, Alessandro De Lauri (ai più noto come Alex Dandi), che in un post sui social accusa Gheorghe Gritco ed Eulogio Fernandez di aver fallito i test di ottobre.

La spiegazione ufficiale da parte della promotion italiana (che a quei tempi era rappresentata dalla figura di De Lauri) è stata che NADO Italia avesse avvisato le rispettive federazioni dei paesi di provenienza dei lottatori, senza specificare di quali federazioni si parlasse. Non è un mistero che possano esserci anche più di una federazione per paese che gestisca gli sport da combattimento.

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Dal momento che Gritco, stando alle parole di De Lauri, sarebbe risultato positivo, il promoter decide di annullargli la vittoria. Un lottatore che risulti positivo a un controllo antidoping in seguito a una vittoria, si vede trasformare il suo match in no-contest. La mossa sarebbe oltremodo corretta, in caso di prove concrete di tale positività. Prove che nel caso di Gritco non sono mai state rese pubbliche, perlomeno in Italia, luogo dov’è avvenuto l’incontro. Il team di Gritco e il lottatore hanno più volte negato di aver ricevuto qualsiasi tipo di comunicazione a riguardo.

La Federazione Italiana Grappling e MMA (FIGMMA), che quella sera aveva dato il patrocinio per l’evento, non si è mai espressa a riguardo, come nel precedente caso di McKenzie. Il promoter di Venator Kingdom 1 ha poi scavalcato FIGMMA quando ha fatto richiesta a Sherdog affinché il match si trasformasse in No-Contest. Questa mossa ha fatto storcere qualche naso, in quanto non si capisce bene quale sia la giurisdizione di FIGMMA nel campo dei match pro, in quali casi si applichi, quanto potere abbia sulle decisioni dei promoter e così via (discorso che si dovrà affrontare prima o poi, per forza di cose).

Il team di Gritco ha di recente fatto ricorso a Sherdog. La richiesta era quella di farsi restituire la vittoria ottenuta quel 17 ottobre 2017. È anche stato portato alla luce il fatto che questi risultati antidoping NADO non siano mai arrivati a FIGMMA. In assenza di prove di questa presunta positività al doping, il ricorso è stato accolto e la vittoria di quella sera gli è stata restituita.

Il motivo per cui si tende a dar più credito alle decisioni delle Commissioni Atletiche locali (o chi per esse) rispetto che ai promoter è per evitare di incappare in conflitti di interessi o abusi di potere. Non per forza il caso di cui si parla in questo articolo è qualcosa del genere. Si può trattare di un errore in buona fede. Va, però, senz’altro fatto notare, per dovere di cronaca, che Liviu Butuc da lì a poco sarebbe diventato uno dei lottatori gestiti dal matchmaker dell’evento, il suddetto De Lauri.

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Crediti immagine di copertina: 4once.it

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Tudor Leonte

Alla perenne rincorsa del tesserino da giornalista pubblicista, ho scritto di MMA per alcune testate giornalistiche italiane e altri siti del settore. Al momento collaboro con Sherdog.com. Scrivo cose, intervisto gente, mi diverto.

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